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La Provincia
Frosinone
24.11.2006
pagina 23

scioperoLavoro/Polemica Sin Cobas

«Dal sistema coop attacco inaccettabile»

 

Il comunicato del Consorzio Parsifal e delle cooperative Emmaus e Assser, che ha trovato ampio spazio sulla stampa locale, rischia di dar credito all′idea che le proteste e gli scioperi dei lavoratori siano in fondo del tutto ingiustificati, e che le condizioni in cui operano e vivono le operatrici e gli operatori dei servizi sociali di Frosinone siano invidiabili. Per questo, per amore di verità e per rispetto verso i cittadini e gli utenti dei servizi, le lavoratrici hanno deciso di precisare alcune cose ed il SinCobas le invia ai mass media. «L′attacco contenuto nel comunicato di Parsifal è infatti inaccettabile». Il Sin Cobas non si fa attendere e replica a quanto affermato dai responsabili delle cooperative in questione in merito allo sciopero dei lavoratori delle stesse. «Ai cittadini della provincia ed alle/i lavoratrici/ori dei servizi sociali. Le proteste di questi giorni (coi due giorni di sciopero della settimana scorsa), originano da un malessere decennale, le cui responsabilità sono solo in parte attribuibili alle cooperative del consorzio Parsifal, ed anzi abbiamo più volte sottolineato, nei comunicati come nelle trattative, che la situazione dei lavoratori di Frosinone è meno grave di quella in altri comuni e in altre cooperative: la ragione è semplice, negli altri comuni si sciopera molto meno e quindi le cooperative fanno un po′ i loro comodi. Tuttavia nello specifico frusinate va precisato che: - Prendere lo stipendio da anni mediamente con due mesi di ritardo è la norma per noi (oggi siamo ancora in attesa di parte della retribuzione di settembre, mentre è gia maturata quella di ottobre). - Ogni tre anni, ad ogni rinnovo delle gare d′appalto, la nostra condizione si è precarizzata: - Abbiamo perso tutta l′anzianità di servizio maturata pur avendo sempre lavorato negli stessi servizi a volte per 15 anni, tranne che nell′ultimo cambio d′appalto; - abbiamo perso vari milioni di lire a testa in quote sociali versate a cooperative che mai ce le hanno restituite. E′ stato questo anche il caso della Cooperativa Asser, con circa 3 milioni versati da ogni socio-lavoratore e poi "persi". Ora rischia di succedere lo stesso con le socie-lavoratrici di Emmaus che potrebbe decidere di affrontare la propria crisi (che nulla ha a che vedere con l′appalto di Frosinone) abbattendo le quote sociali, il che determinerebbe una perdita secca di circa 500 euro a testa. - Alcune/i di noi sono ancora utilizzate con contratti precari e illegalmente (Co.Co.Pro, collaborazioni a progetto). Negli ultimi anni comunque abbiamo fatto dei passi avanti. Nessuno ci ha regalato niente, abbiamo dovuto sudarci con gli scioperi e le lotte ogni avanzamento: alcune/i di noi sono diventate/i dipendenti (e non più soci) e molte/i di noi non sono più Co.Co.Co e sono state regolarmente assunte. Ma siamo ancora al di sotto di rapporti di lavoro normali. Eppure svolgiamo servizi che il nostro territorio dovrebbe conoscere, venire a vedere, di cui essere fiero. Ma siamo sceseli in piazza anche per un′altra ragione. Per dare voce anche a quei lavoratori che non hanno ancora trovato il modo di opporsi a un sistema che si è manifestato in questi anni nella nostra provincia e non solo in forme ancora più gravose. Ad Alatri Emmaus deve ancora pagare settembre, a Ferentino Emmaus deve ancora pagare le retribuzioni e il Tfr a lavoratori che hanno cessato il loro rapporto di lavoro da oltre un mese, a Sora (vecchi appalti non gestiti da Parsifal) si aspettano le retribuzioni di Luglio (!) ecc. Tutto normale? Pensiamo sia giunto il momento di affrontare in modo più complessivo la questione della gestione di questi servizi. Dopo oltre dieci anni di cooperative e di servizi svolti da gestori privati chiediamo una svolta. Per questo per la prima volta durante lo sciopero generale contro la Finanziaria abbiamo unito la lotta con le colleghe dei servizi sociali di tutta la provincia, per servizi sociali pubblici, di qualità e che garantiscano dignità e stabilità ai lavoratori».

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