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Servizio civile - I volontari raccontano (4a tappa)

Coniugare sostenibilità economica, ambientale e sociale - in risposta ai bisogni di una certa comunità nel suo complesso - con l’offerta di servizi socio-sanitari e socio-lavorativi è una sfida che, negli ultimi anni, si sta tentando di raccogliere attraverso l’agricoltura sociale: essa rappresenta un vero e proprio modello di sviluppo territoriale, partecipativo e relazionale, che orienta le comunità che la praticano verso la logica dell’integrazione economica e ambientale e del servizio prestato alla comunità stessa, soprattutto in favore dei soggetti svantaggiati che vi vivono. Cosa vuol dire prestare Servizio Civile all′interno di realtà come queste?

Abbiamo scelto di parlarvene nella nuova tappa del nostro viaggio di esplorazione e di conoscenza di questa esperienza attraverso la diretta testimonianza di chi lo pratica. Ci siamo rivolti, in questa occasione, a Chiara ed Ester, entrambe impiegate all′interno di una fattoria sociale a Viterbo, i cui utenti - persone disabili e in percorsi di recupero per l’abuso di alcool e sostanze stupefacenti - sono inseriti in percorsi di riabilitazione, formazione e inserimento lavorativo: cammini spesso lunghi e faticosi, ma pieni di ricchezza, di abilità e competenze non solo professionali, ma anche e soprattutto personali e relazionali.

Chiara, il progetto in cui sei inserita prevede, tra gli altri obiettivi, l’inserimento nel mondo del lavoro di persone disabili e con dipendenze patologiche: spiega come operate per il raggiungimento di questo traguardo attraverso le attività che svolgete quotidianamente.
Sto svolgendo il mio anno di Servizio Civile all′interno di una fattoria dove si pratica agricoltura sociale: il nostro obiettivo è quello di affiancare le persone con cui lavoriamo (persone con disturbi psichiatrici e/o dipendenza da sostanze) nel loro percorso di riabilitazione, attraverso l’agricoltura biologica. Le attività che svolgiamo sono numerose: coltivazione e raccolta dei prodotti, cura della serra, gestione degli ordini dei prodotti da parte di aziende esterne, gestione della cella frigo, cura degli animali (cavalli, asini, galline, oche, anatre, capre...), gestione del negozio dove vengono venduti direttamente i prodotti biologici...e molto altro. Tutto questo tenendo sempre presente le problematiche, le risorse e le competenze delle persone con cui lavoriamo: alcune di queste, infatti, sono anche lavoratori svantaggiati oppure svolgono tirocini di inserimento lavorativo.

Ester, nell′ambito del progetto, fornite un servizio piuttosto particolare, che prevede il contatto con la natura e molte attività all′aperto: pensi che questo tipo di percorso riabilitativo sia efficace per gli utenti che ne usufruiscono? Qual è il contributo che un volontario in Servizio Civile apporta?
Lavorare immersi nella natura è una terapia universale, come la chiamo io, tanto per gli utenti quanto per gli operatori. Questo tipo di percorso formativo-riabilitativo è a mio parere uno dei modi migliori per affrontare certi tipi di disagi, ma non basta. Lavorare in campagna non è facile e spesso si possono incontrare delle difficoltà, ma lo scopo della cooperativa è anche quello di rendere gli utenti il più possibile autonomi e capaci di affrontare i problemi che possono presentarsi. Lavorare con le materie prime, sapere da dove deriva e come viene lavorato un prodotto, saper distinguere un tipo di verdura da un’altra, prendersi cura di un animale: sono tutte attività che a distanza di poco tempo permettono di vedere i risultati dei propri sforzi, cosa che va ad accrescere l’autostima, la sicurezza di sé, il benessere e la motivazione. 
Il Servizio civile, anche in ambito internazionale, costituisce un modo per far interagire persone di culture, età e mentalità diverse. Costruire una rete sociale di relazioni fa parte dei metodi che vengono adottati per inserire l’utente in un vero e proprio percorso non solo riabilitativo ma anche professionale. Tramite questi continui scambi interculturali, l’esperienza di volontariato che sto vivendo, nell′ambito dell′agricoltura sociale, diviene sicuramente più ricca e permette di abbattere i muri dell’indifferenza e del pregiudizio.
Chiara, il servizio che stai svolgendo è anche riconosciuto come tirocinio formativo: le competenze che hai acquisito fino ad oggi le trovi utili e attinenti al tuo percorso di studio?
Le competenze che ho acquisito, avendo una laurea come educatore sociale, sono molto più che utili e attinenti al mio percorso di studi (che ancora sto svolgendo per la specializzazione): sono necessarie per la mia professione e per la mia formazione personale. Sicuramente posso dire che, una volta conclusasi questa esperienza, sarò una persona più ricca, grazie all′incontro delle persone all′interno della fattoria, e un educatore con molte più competenze, alcune acquisite e altre compensate, grazie alla disponibilità degli operatori che sono un grande esempio per me.

Ester, le tue aspettative riguardo lo svolgimento del Servizio Civile trovano riscontro nell′attività che stai svolgendo?
Da un lato sì, trovo riscontro fra le mie aspettative sul Servizio Civile e le attività che sto svolgendo nella fattoria sociale, dall’altro vorrei essere maggiormente coinvolta nella lettura, stesura e correzione delle valutazioni relative agli utenti poiché le trovo molto utili ai fini del mio percorso di studi e di futura vita professionale. Per il resto, sono davvero felice perché ho imparato tantissime cose nuove ed utili grazie alla cooperativa in cui sto svolgendo il mio anno di Servizio Civile, tanto che non mi dispiacerebbe, in futuro, continuare in questo settore.

Chiara, invece, per quanto riguarda le tue aspettative? 
Le mie aspettative sono state soddisfatte e addirittura superate. Sono sincera: all′inizio di questa esperienza non ero affatto contenta della scelta che avevo preso anzi...non vedevo l′ora di concluderla...i perché erano diversi, ma la cosa importante oggi è che invece sono ancora in fattoria a svolgere il mio servizio e solo il pensiero che a novembre si concluderà il mio percorso...beh mi viene davvero da piangere..meglio non pensarci! 
Perché questo cambiamento radicale?
Perché grazie al confronto con la mia OLP (Operatore locale di progetto), importante punto di riferimento, ho capito che effettivamente ero libera di poter essere me stessa ed esporre le mie idee, i miei pensieri e che ero effettivamente la benvenuta in fattoria e così, da un giorno ad un altro, tutto è cambiato e mi ritrovo oggi a svolgere una delle più belle esperienze della mia vita. 

Infine, Ester, racconta un aneddoto o un′attività che ti ha colpito maggiormente e che pensi possa racchiudere il significato più autentico dell′esperienza che stai vivendo.
Potrei raccontarvi dei nostri "castelli", risultato di un lungo ed estenuante lavoro, di canne da fiume che, infilate nel terreno e legate fra loro, permettono alla pianta di pomodoro di crescere e arrampicarsi; oppure della produzione biologica e del diserbo a mano, senza sostanze chimiche e tossiche; oppure ancora dell’importanza delle piccole mansioni, come la cura giornaliera e il rapporto che si instaura con gli animali. Sono tutte attività minuziose, dove serve attenzione e premura, e che richiedono tempo e fatica, e tuttavia proprio queste concorrono alla realizzazione degli obiettivi di un progetto ambizioso ma di gran valore come l’agricoltura sociale, che in cambio rende grandi soddisfazioni e benefici tangibili.

Ripartiamo alla volta della prossima tappa del nostro viaggio riprendendo proprio queste ultime parole: il Servizio Civile nell′agricoltura sociale è condividere la fatica, dedicare tanta attenzione e tanto tempo alle attività giornaliere e ai singoli percorsi di riabilitazione in vista di un lavoro comune e benefico per la comunità intera.

Link utili Servizio Civile 2016

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Le immagini, che ritraggono momenti di attività in fattoria, sono tratte dal sito www.fattoriadialice.it

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