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I cura cari

Autore: Marco Annicchiarico

Editore: Einaudi

Prezzo: 17 ,00

Voto:


Non si può fare a meno di piangere leggendo I cura cari di Marco Annicchiarico. Troppo straziante è il dolore causato dall’incedere inesorabile della demenza, che cancella capacità, senso, volti, identità, relazioni, vite. E non si può fare neanche a meno di identificarsi con Marco, il protagonista di questo romanzo autobiografico, e sentirsi come lui soli e inermi. La non-realtà in cui l’Alzheimer precipita sua madre Lucia scalza la realtà vera e ne prende definitivamente il posto. Diventa pervasiva. In Lucia, e nei cura cari intorno a Lucia, mentre il mondo perde significato, crescono l’ansia, i dubbi, la confusione, l’incostanza, la rabbia. Eppure, quando meno ce lo si aspetta, ecco che questa donna diventa capace di dire due paroline non-sense folgoranti, che ci appaiono stranamente adeguate, e ci strappano perfino un sorriso.

«“Quello che ho io non l’hai tu”, si lamenta sottovoce.
“Lucia, e tu cos’hai?” chiedo.
“Non lo so, nessuno mi dice che tengo”.
“Te lo dico io che tien: tien nu culo gruoss gruoss”, urlo, e lei ride.
Culo, così come ciuccio, è una delle nostre parole àncora. Quando è nervosa, basta dire culo o ciuccio e di sicuro ride. 
Se dice che qualcuno le ha rubato qualcosa, rispondo che l’ha presa il ciuccio e lei ride. Se in bagno non vuole lavarsi e inizia a tirare i pugni, basta dire “Luci’, e che cul gruoss ca ti sí fatt”, che lei va allo specchio e spiega alla sua amica che non è vero. Poi, mentre la laviamo, le due Lucie ridono nello stesso identico modo […]. Sembrano entrambe felici, sembrano entrambe mia madre».

È vero quel che riporta la quarta di copertina: I cura cari è un romanzo poetico, allo stesso tempo un romanzo-pugno e un romanzo-carezza. Ma - aggiungiamo - è anche un romando fluido, leggero, spudoratamente sincero. Un romanzo-salvagente, che recupera e racconta situazioni di poco conto, oggetti persi dai cassetti e ritrovati nelle pentole, pensieri profondi, relazioni e corpi inerti, e porta tutto in superficie, mette tutto in chiaro.

Anche lo stesso titolo, la ragione stessa del libro e i debiti dell’autore sono raccontati con semplicità e senza fronzoli. Non bisogna andare a cercare altro.
«Tra i libri che leggo ci sono anche Perdutamente e Infinito presente di Flavio Pagano: raccontano in chiave ironica la sua esperienza con la madre affetta da demenza. Scopro che Flavio ha inventato un neologismo bellissimo per identificare i familiari che si occupano di una persona malata: quelli che in inglese vengono chiamati caregiver: curacari
Dentro questa parola c’è tutto: c’è la cura, c’è l’amore, c’è un legame tra due persone che continua e si trasforma per colpa della malattia». 

A partire dalla storia di Marco e Lucia, viene voglia di conoscerle tutte, le storie dei cura cari. 

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