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Servizio civile - I volontari raccontano (5a tappa)

Abbiamo affrontato un lungo viaggio alla ricerca di una nuova prospettiva di vita.
Abbiamo provato a spiegare il significato più profondo dell’esperienza del Servizio Civile invitandovi a guardare attraverso la lente dei nostri volontari, che hanno scelto di incamminarsi in quest′avventura con timore e incertezza, ma non si sono tirati indietro e alla fine si sono ritrovati a percorrere una strada alla scoperta di se stessi attraverso i vicoli più nascosti. Per loro è stata anche l’opportunità per avvicinarsi a realtà a loro completamente sconosciute o vissute solo attraverso le pagine di un libro o le parole di qualcun altro.
Abbiamo capito quanto l′esperienza del Servizio Civile li abbia aiutati a crescere e a formarsi, ma soprattutto quanto li abbia arricchiti a livello umano, donando loro una nuova consapevolezza.
Abbiamo conosciuto le storie di alcuni volontari impegnati negli ambiti più diversi: con bambini, persone con disabilità, anziani, migranti.

Ora vogliamo proporvi un’ulteriore intervista per concludere il nostro viaggio e lo faremo attraverso le parole di Lucia e Giacomo, due volontari impegnati in un centro socio - educativo per minori a rischio della provincia di Latina.

Iniziamo da te Lucia: pensi che questa esperienza sia servita all′acquisizione di competenze specifiche da poter utilizzare in ambito lavorativo?
Il Servizio Civile è decisamente un’esperienza importante, anche per quanto riguarda l’acquisizione di competenze lavorative, in quanto fa immergere totalmente il volontario nell′ambito specifico del progetto prescelto. Io presto servizio in un centro socio-educativo rivolto ai minori: dopo tanti anni di studio di pedagogia avere la possibilità di mettere in pratica tutta quella teoria è per me una grande opportunità. Ogni giorno imparo nuove strategie e nuovi metodi reali di condivisione e dialogo con i minori, oltre che rispetto al team-working e alla cooperazione. Questa è davvero un’esperienza che forma a 360° e che consiglio vivamente a chi vuole imparare qualcosa di concreto prima di entrare a far parte del mondo del lavoro.

Giacomo, all′interno del progetto di assistenza che stai svolgendo, ti trovi in contatto con minori in particolari situazioni di disagio: qual è il contributo che un volontario in Servizio Civile può apportare per aiutare la persona ad affrontare le sue difficoltà?
Nel centro dove presto servizio, mi trovo tutti i giorni a contatto con bambini e ragazzi che provengono da realtà molto difficili e che vivono, per vari motivi, situazioni di disagio. Ho capito che la figura del volontario per questi ragazzi è molto importante: noi possiamo dare un contributo importante alla loro crescita e formazione, in quanto figure di riferimento. Abbiamo dunque una grande responsabilità: bisogna essere accorti e rapportarsi con loro senza alcun pregiudizio.

Sempre tu Giacomo, sappiamo che sei un appassionato di musica e che suoni uno strumento: hai pensato di mettere a punto delle attività particolari per stimolare i ragazzi?
Cerco di trasmettere ai ragazzi la passione per la musica, anche suonando il trombone davanti a loro. Sinceramente sono rimasto colpito dal loro atteggiamento: si sono messi in posizione di ascolto ed ho sentito su di me tutta la loro attenzione, dopodiché mi hanno posto domande molto intelligenti. Mi è capitato, inoltre, di suonare insieme ad una ragazza che ha intrapreso lo studio della tromba da poco. Nel complesso, penso che la musica, facendo parte della nostra vita, aiuti molto i ragazzi a crescere e a trovare nuovi stimoli.

Lucia, le tue aspettative sullo svolgimento del servizio civile trovano riscontro con l’attività che stai svolgendo?
Avevo delle aspettative prima del servizio, e ora che mi trovo a 3/4 del mio percorso posso dire che sono state totalmente appagate. Non credevo di riuscire a instaurare un così bel rapporto con tutti i bambini del centro ma ci speravo. Ogni volta che un bambino mi cerca, ogni volta che mi chiedono di giocare o di aiutarli nella costruzione di un lavoretto programmato nel laboratorio, ogni volta che mi salutano e mi abbracciano perché vanno via o sono appena arrivati, ogni volta che ridiamo insieme: sono tutti momenti che riescono a farmi sentire importante e a dare un senso all′impegno preso, incredibilmente appagante.

E per quanto ti riguarda Giacomo?
Ho iniziato questa esperienza con molti dubbi e punti di domanda, ma finalmente oggi, dopo circa nove mesi dall′inizio del Servizio Civile, posso dire che questa sia una delle esperienze più formative che un ragazzo possa vivere. Prima di cominciare non avevo molte aspettative, anche perché in realtà potevo solo vagamente immaginare ciò che mi avrebbe aspettato. Sono entusiasta di questa esperienza, perché può darti davvero tanto: ti arricchisce interiormente, senza che tu te ne accorga.

Lucia, racconta un aneddoto o un′attività che ti ha colpito maggiormente e che pensi possa racchiudere il significato più autentico dell′esperienza che stai vivendo.
Di cose ne succedono tante, molte le dimentichiamo, ma quelle poche che ricordiamo è perché hanno lasciato il segno.
Quando sono arrivata al centro ero molto confusa, cercavo di ricordare i nomi di tutti quei bambini che mi sono stati presentati in una volta sola, cercando il dialogo con alcuni di loro. Mentre ero intenta a conversare, un bambino in carrozzina ha destato la mia curiosità ma, non volendo essere invadente, quel giorno mi sono limitata alle presentazioni. In seguito ho scoperto che M., di nove anni, era stato in una casa famiglia e che in quel momento si trovava su quella carrozzina perché era stato investito da un’auto.
Con il passare dei giorni ho cercato l’approccio con lui ma in cambio M. mi rispondeva con un brusco “ma che vuoi?” o alzando la voce. Nonostante tutto continuavo a provare, gli parlavo a bassa voce quando lui mi urlava contro e cercavo di dimostrargli che, anche se alzava un muro, di lui mi importava. Pian piano, senza neanche accorgermene, il metodo ha iniziato a funzionare: giocavamo insieme, spesso cercava la sfida e qualche volta facevamo insieme i compiti tra barzellette e risate. Finché un giorno, avendo cominciato ad utilizzare le stampelle, ha scelto di sedersi sulle mie gambe per fare i compiti, riempendo di gioia il mio cuore: sembra una cosa da poco, ma quel giorno mi sono resa conto che avevo ottenuto la sua fiducia.
Nei giorni che seguirono gli ho insegnato un gioco con le carte che poi avremmo ripetuto spesso: i suoi occhi trasmettevano un misto di gratitudine e di ammirazione, come se in me vedesse una persona che nonostante tutto gli era stato accanto e non aveva smesso di provare.
Abbandonate definitivamente le stampelle, ha potuto riprendere la sua attività preferita, giocare a calcio, coinvolgendo anche me, più di qualche volta, nelle partite con gli altri ragazzi del centro.
Il cambiamento che ho notato in lui è stato incredibile: ha smesso di essere aggressivo con tutti e mi piace pensare sia anche un po’ opera mia perché con tanta pazienza gli ripetevo che con la calma, la gentilezza e la tolleranza si può arrivare ovunque e si vive meglio.

A voi, che deciderete di cominciare questo viaggio, auguriamo di viverlo a fondo, cogliendone tutte le sfumature più diverse.

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Le immagini, che ritraggono i volontari Lucia e Giacomo impegnati nelle attività del centro socio-educativo, sono di proprietà del Consorzio Parsifal.

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