Si chiama soft power un particolare ed ineffabile esercizio del potere. Quello di chi riesce a determinare gli eventi in modo coercitivo usando mezzi intangibili, come i valori, la cultura, l′informazione, la distrazione, l′indifferenza.
Noi non vogliamo credere che le
mafie siano arrivate a questo livello di raffinatezza. Mettere in atto strategie di
soft power è infatti molto più difficile che usare la violenza brutale.
Non a caso questa locuzione è stata coniata nella teoria delle relazioni internazionali per descrivere programmi complessi portati avanti dai governi di superpotenze come gli
Stati Uniti e la
Cina, i quali, grazie a think tank, servizi di intelligence, sistemi informativi e apparati senza uguali per capacità di influenza, hanno elaborato una nuova modalità di dominio e di sopraffazione che non dispiace alle opinioni pubbliche.
Perché, semplicemente, non si vede. E quindi non provoca reazioni da chi ne è danneggiato.
Agropoli è un esempio nazionale di valorizzazione dei beni confiscati alle mafie. Nella villa-bunker confiscata a
Mario Caterino ha realizzato un′
attività economica (il ristorante), un′occasione unica di
inserimento lavorativo (perché vi impiega persone socialmente fragili che non hanno la possibilità d′un altro recupero), un
luogo di istruzione (il centro di avviamento professionale intitolato a don
Lorenzo Milani), un
servizio di cura (grazie ai piani terapeutici personalizzati assicurati dai
budget di salute).
Ma soprattutto ne ha fatto un avamposto e un baluardo di legalità, una pietra d′angolo su cui fondare per un intero territorio la speranza di riscatto, un luogo di pensiero e di riappropriazione anche semantica di una tradizione di convivenza che rischia di andare perduta anche a causa del distorto uso delle parole.
«Casalese - ci hanno spiegato i soci della cooperativa fondata da
Peppe Pagano e ora guidata da
Antonio De Rosa - è don
Peppe Diana non meno di
Nunzio De Falco che ne ha ordinato l′omicidio. I Casalesi non sono gli appartenenti al clan Schiavone! Casalesi siamo noi perché siamo, fieramente, di Casal di Principe. Punto». Così la cooperativa ha sfidato l′omertà e la paura, non solo rintroducendo nel vocabolario i significati originari delle parole rubate dalla camorra ma cambiando il significato anche a quelle nate dentro la criminalità organizzata.
Nco, acronimo della
Nuova camorra organizzata di
Raffaele Cutolo, lo è diventato prima di
Nuova cucina organizzata, cioè del ristorante, e poi di
Nuova cooperazione organizzata, il consorzio che riunisce in un unico organismo altre sei cooperative casertane che hanno reso produttivi i beni confiscati a
Sessa Aurunca, a
Teano, ad
Aversa, valorizzando le risorse naturali, culturali e sociali di una comunità che è stata impoverita dalla sopraffazione delle economie criminali. Sono i soci di queste cooperative ad aver ideato il
Pacco alla camorra, che raccoglie i prodotti agricoli delle cooperative di inserimento lavorativo e che viene venduto in più di 7.000 esemplari ogni anno nel periodo natalizio.
Ora, dove non hanno potuto le minacce, le intimidazioni, i furti, i boicottaggi, gli incendi e i colpi di pistola, può la burocrazia. Nco, il ristorante, chiuderà per crediti. La cooperativa sociale Agropoli assistead un paradossale scaricabarile tra comuni, Asl e Regione Campania, col risultato che da due anni non viene pagata.
«
Nessuno degli attori istituzionali coinvolti - dicono dalla cooperativa - ha la reale intenzione di risolvere la questione, anzi si sta conducendo il sistema dei budget di salute al suicidio». Nella speranza che il Presidente della Repubblica risponda all′appello lanciato da Nco,
noi del Consorzio Parsifal esprimiamo la nostra solidarietà a tutti i soci della cooperativa.
Ancora una volta la
cooperazione sana, e con essa un′innovazione che andrebbe esportata in tutta
Italia e in
Europa come quello dei budget di salute, è messa in pericolo nella sua stessa possibilità di sopravvivenza, non soltanto per colpa di inefficienza ed inettitudine amministrativa, ma grazie ad un
sottile disegno volto a smantellare un sistema di riabilitazione degli individui e delle comunità
che sta funzionando.
E che perciò dà fastidio e non piace a chi vuole che le cose restino così come sono.
Fonti